I gatti della luna

I gatti della luna

10 Gennaio 2021 0 Di Gina Marcantonini

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Nota dell’autore.
Ciao,
questo raccontino fa parte del libro “Favole della Buona
Notte”. Devi sapere che altre 8 di queste favole, oltre questa
che stai per leggere, in origine le avevo create per essere lette
la sera, alla luce delle 9 lampade che ho fatto in plastica
riciclata lavorata all’uncinetto.
Col tempo però, alcune amiche mi hanno fatto notare che
queste storielle erano troppo carine per non essere diffuse.

I gatti della Luna
Tanto tempo fa, in un paese lontano, c’era una città dove la
gente non amava affatto i gatti. Tutti li scansavano e
pensavano fossero antipatici per via di quell’atteggiamento da
esseri superiori che a volte mostravano con quel loro leccarsi
sempre e guardare in giro in modo sospettoso. Chi credevano
di essere?
A furia di essere allontanati e cacciati dalla gente, i mici
avevano imparato a non avvicinarsi più di tanto, se non per
elemosinare cibo. Cosa che non fece altro che aumentare i
brutti giudizi su di loro.
Tutti, tranne una bambina dai ricci capelli a cui invece stavano
simpatici. Lei pensava che fossero molto puliti, eleganti e
adorava quel modo di farsi le coccole strusciandosi l’un l’altro.
Il suo preferito era un micio bianco come la luna.
Un giorno di buon mattino venne indetta una riunione del
“Consiglio dei gatti” per parlare della situazione sempre meno
tollerabile per una vita dignitosa. Riunitosi in una sera di luna
piena nella radura di un parco cittadino, i mici iniziarono a
discutere sul da farsi.
«Non se ne può più!», iniziò a dire un micio grigio perla.
«Ci siamo ridotti ad elemosinare cibo o a cercarlo nei
cassonetti neanche fossimo topi!», disse un altro micio dal
pelo rossiccio. «Dovremmo poter tornare a cacciare come ai
vecchi tempi», aggiunse.
«Si, come, se i topi e le altre nostre prede non esistono più?»,
chiese un gatto in fondo al gruppo.
«E’ vero. Gli uomini le hanno tutte sterminate con quella loro
robaccia perché le ritenevano dannose». Rispose un altro
micio.
«Ed ora ritengono dannosi anche noi», sospirò il gatto bianco
come la luna.
«Com’era bello quando potevamo cacciare topi e le altre
prede che Madre Natura ci forniva in modo generoso.
Com’era dolce quando uomini grandi e piccini ci facevano i
grattini per ringraziarci del nostro buon lavoro e a volte
dividevano con noi poltrone e cuscini per un rilassante
riposino», aggiunse.
«Hai ragione, era bello», rispose il gatto dal pelo rossiccio,
«ma è inutile perdersi nei ricordi passati. Ci vuole un piano per
il presente! Se proprio non gli piacciamo più andiamo via!»
«Si!». «Si!». «Si!». Arrivò da molte voci.
«Dove potremmo andare, se non abbiamo più un nostro
luogo?», venne chiesto da un punto non ben definito della
radura.
«Ce lo faremo da noi. Basta aver fiducia», ribadì il gatto dal
pelo rossiccio.
«Ok, ma dove?», Chiesero ancora in molti.
«Lassù…», sospirò di nuovo il gatto bianco come la luna,
mentre continuava a fissarla come ipnotizzato.
Un coro di sguardi interrogativi, ma curiosi e silenziosi, arrivò
da molti punti della radura lasciandosi contagiare dalla sua
energia.
«Quando ero cucciolo, un vecchio saggio gatto mi raccontò
che proveniamo da lì. Siamo venuti su questo pianeta usando
la forza del pensiero perché avevano bisogno di noi. Ora
basterà tornare a casa», raccontò il gatto bianco come la luna.
«Anche se non tutti ci odiano», aggiunse poi quasi
sussurrando mentre pensava alla bimba che lo guardava con
dolcezza e ammirazione.
«<Come hai la certezza che questa non sia solo una
leggenda?», gli venne chiesto.
«Come fai invece tu a dubitare, quando tutti ci perdiamo con
sguardo nostalgico ad osservarla?». Rispose.
«Va bene, allora è deciso», si fece avanti con fare sicuro un
micio dal manto tigrato.
«Partiremo la prossima luna piena. Non dimenticate:
appuntamento qui. Tutti insieme ce la faremo».
Un coro affermativo si alzò da molti punti del prato.
Nel giorno stabilito, ogni micio della città si strinse agli altri.
Fissando tutti insieme con passione la grande luna piena che
regnava maestosa nel cielo, espressero mentalmente il
desiderio di tornare a casa.
A poco, a poco, una luce argentea li avvolse e li sollevò
trasportandoli delicatamente sull’adorato satellite. Nessuno in
città si accorse dell’avvenimento tranne la bimba ricciolina
che, addormentata nel suo lettino, sognò il gatto bianco come
la luna che la salutava con sguardo dolce. Una lacrima calda
scese lungo la rosea guancia.
La mattina successiva, la bimba corse in giardino sperando di
aver solo sognato. Quando non vide il suo amico, pianse e
pianse e pianse. Pianse tanto che nessuno poteva consolarla.
La sera, come al suo solito prima di andare a dormire, si mise
sul davanzale della finestra con la speranza di scorgere le
sinuose figure dei gatti. Invece nulla. Mentre le lacrime
tornavano a scendere da-gli occhioni grandi, qualcosa in alto
nel cielo attirò la sua attenzione.
Una grande luna piena sembrava osservarla e chiamarla.
Mentre rapita ricambiava lo sguardo seguendo lo scorrere dei
suoi sentimenti, notò che la luna era diversa da come la
ricordava. Aveva due orecchie piegate in avanti, un nasino a
cuoricino e due occhioni tondi e azzurri che conosceva molto
bene. Era il suo amico che non l’aveva dimenticata e che da
lassù le trasmetteva il suo affetto.
Il desiderio dei due di incontrarsi era così forte che la luna non
poté rimanere indifferente e diede il permesso al micio di
scendere a giocare con la bimba nelle notti di luna piena. Da
quel giorno, ogni quaranta giorni, passarono ore
indimenticabili insieme.

 

Allora, che ne pensi di questo raccontino?
Ti sei mai incantato a guardare la luna?
La preferisci quando è piena o quando si vede solo uno
spicchio?
Se hai voglia di raccontarmi cosa ne pensi, basta che ti
colleghi, da Google, al mio sito
www.volaresullealidiunlibro.com e commenti la pagina
dedicata alle favole, o se vuoi, una qualsiasi delle altre.
A presto.